Dell’esistenza della sindrome di Stendhal eravamo più o meno tutti a conoscenza. Per chi non l’avesse presente, si tratta di un disturbo che porta chi ne è colpito a subire crisi di panico e mancamenti di fronte alle opere d’arte. Decisamente meno nota, ma assai più intrigante, è la sindrome di Rubens. Secondo l’ Istituto di Psicologia di Roma, su 2.000 visitatori di musei, il 20% avrebbe consumato una fugace avventura erotica o avuto un approccio amoroso all’ ombra di un’ opera d’ arte, approccio concreto con l’altro sesso infrattato nell’ala di qualche galleria d’arte. Si tratta della sindrome di Rubens, pittore fiammingo 1577-1640 Barocco, che si può descrivere così: i visitatori vengono travolti da un irresistibile desiderio erotico all’interno di determinati palazzi e di fronte a certe opere d’arte, lo stato d’ animo che si crea nel consumo tranquillo di un capolavoro predisporrebbe a questo tipo di incontri. Una delle teorie di Sigmund Freud era: Scoprire il mondo fa eccitare. Trovarsi di fronte ad un’opera d’arte, provoca un’eccitazione legata alla percezione estetica dell’immagine. Il professor Cicogna ha stilato una classifica speciale dei musei a rischio Sindrome di Rubens. Il primo posto spetta al Palazzo Doria Pamphilj di Genova, dove si trova il Satiro di Rubens, l’artista fiammingo che ha dato il nome alla sindrome. Il secondo è la Pinacoteca di Brera di Milano. Il terzo museo è la Gam, Galleria d’arte moderna di Torino, da molti indicato come il museo più sensuale d’Italia. Nella top ten troviamo però anche il Vittoriano di Roma e il Museo Capodimonte di Napoli.
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